lunedì 29 luglio 2013

E' morto Ersilio. Un'intervista da Radiovaticana


◊   E’ scomparso nella notte il cardinale Ersilio Tonini, arcivescovo emerito di Ravenna-Cervia. Era il più anziano porporato vivente e aveva compiuto 99 anni lo scorso 20 luglio. Nato nel 1914 a Centovera di Sangiorgio Piacentino da una famiglia contadina, entrò in seminario a 11 anni, fu ordinato sacerdote a 22 e vescovo a 54. Fu creato cardinale da Giovanni Paolo II nel 1994, quando aveva già compiuto 80 anni. Da sempre attivo nel mondo della comunicazione e della pastorale giovanile, fu una della figure più conosciute e popolari della Chiesa in Italia. In occasione dei suoi 95 anni venne intervistato dalla nostra emittente e, al microfono di Sergio Centofanti, fece un bilancio della sua vita a partire dalla sua vocazione:

R. – Sì, sono molto contento. Sono molto contento, sì. Perché quegli 11 anni erano anni ancora di ingenuità, ma anche di slancio, eh? Mi diceva sempre mia madre: “Preparati, ragazzo, perché il Signore ha del bene da farti fare!”. Io ho vissuto la mia infanzia, fino ai 9-10-11 anni, proprio in attesa di ciò che il Signore mi facesse capire che desiderava da me. Di qui, avevo una gran voglia di studiare, di essere pronto con gli studi e poi addirittura di incominciare a conoscere qualche lingua, perché capivo che c’erano dei disegni Dio in vista del mio futuro. Ma io devo ringraziare il Signore, perché mi ha fatto vivere un po’ nel futuro quando ero ragazzetto e mi è servito parecchio, perché quando questi grandi desideri di bene afferrano un ragazzo all’inizio della sua vita, ebbene, allora tutti i sentimenti si muovono in quella direzione. E questa è una cosa molto bella. Secondo me, la fortuna di un ragazzo sono i desideri che gli nascono dentro, quello che noi chiamiamo la vocazione. Cioè, nei ragazzi non sono i comandi che contano: sono i desideri che si riesce ad accendere in loro. Il bene non deve essere comandato, ma deve diventare un’attrazione, il bene!

D. – Se lei dovesse andare all’origine della sua vocazione, che cosa ci potrebbe dire?

R. – Fin da piccolo, ho goduto dell’armonia della famiglia. Io non ho mai sentito mio padre alzare la voce su mia madre. Diceva mio padre: “Ascoltate vostra madre”. Questa armonia, questa intesa, questo clima di benevolenza, di pace, di aiuto fraterno hanno lasciato un’impronta forte.

D. – Chi è per lei Gesù?

R. – E’ veramente il “Salvatore”. Per me, Gesù è il mio gusto, il mio sapore, i miei desideri, insomma … E' una vera e propria attrazione dell’anima.

D. – Come vede i giovani di oggi?

R. – C’è un po’ più di consapevolezza… Quando noi pensiamo, ad esempio, al fatto che i nostri ragazzi conoscono il francese, l’inglese, il tedesco, o questa capacità che hanno i nostri ragazzi di entrare in colloquio con il resto del mondo: sa che è un grande dono? E’ difficile, domani, che scoppino le guerre quando i cittadini delle singole nazioni sono in contatto direttamente, conoscendosi, ciascuno conoscendo l’altro e imparando quanto ci sia di simile, quanto ci sia di bene nell’altro, quanto possa dare e ricevere…

D. – Essere cristiani oggi: come testimoniare la fede nel mondo contemporaneo?

R. – Non c’è bisogno di un grande sforzo, basta essere quello che si è. Credo che la cosa più efficace sia quella di voler bene, non è quella della superiorità, non è quella del comando, non è quella del lusso. Ma il modo migliore è quello della fraternità: quando l’uomo che tu incontri, incontrando te capisce che incontra un suo fratello, che tu ci sei per apprezzarlo e sei a sua disposizione, sei lì per incoraggiarlo: quando c’è questo allora l’uomo è già salvo in anticipo …

D. – Qual è la parola del Vangelo che più le rimane nel cuore?

R. – La bella notizia, cioè che Dio ha del bene da farti fare, perché tu sei necessario ai disegni di Dio.

D. – Eminenza, cosa ci può dire dall’alto dei suoi 95 anni?

R. – Bisogna che ci rendiamo conto che la vita è un dono enorme, un regalo… Un regalo! La vita umana è la cosa più grande che Dio ha inventato.

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