giovedì 29 agosto 2013

Il Papa al re di Giordania: dialogo per la Siria

Il Papa al re di Giordania: dialogo per la Siria
Papa Francesco ha ricevuto il Re di Giordania, Abdullah II, e la Regina Rania. Nel corso dei cordiali colloqui sono stati passati in rassegna alcuni temi di comune interesse, soprattutto la promozione della pace e della stabilità nel Medio Oriente, con particolare riferimento alla ripresa dei negoziati tra Israeliani e Palestinesi e alla questione di Gerusalemme. Speciale attenzione è stata riservata alla tragica situazione in cui versa la Siria; al riguardo, è stato riaffermato che la via del dialogo e della negoziazione fra tutti i componenti della società siriana, con il sostegno della comunità internazionale, è l'unica opzione per porre fine al conflitto e alle violenze che ogni giorno causano la ...

Domenica 1 settembre 2013

   XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)
PRIMA LETTURA (Sir 3,19-21.30-31)
Fatti umile, e troverai grazia davanti al Signore.
Dal libro del Siràcide

Figlio, compi le tue opere con mitezza,
e sarai amato più di un uomo generoso.
Quanto più sei grande, tanto più fatti umile,
e troverai grazia davanti al Signore.
Molti sono gli uomini orgogliosi e superbi,
ma ai miti Dio rivela i suoi segreti.
Perché grande è la potenza del Signore,
e dagli umili egli è glorificato.
Per la misera condizione del superbo non c’è rimedio,
perché in lui è radicata la pianta del male.
Il cuore sapiente medita le parabole,
un orecchio attento è quanto desidera il saggio.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 67)
Rit: Hai preparato, o Dio, una casa per il povero.

I giusti si rallegrano,
esultano davanti a Dio
e cantano di gioia.
Cantate a Dio, inneggiate al suo nome:
Signore è il suo nome.

Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri.

Pioggia abbondante hai riversato, o Dio,
la tua esausta eredità tu hai consolidato
e in essa ha abitato il tuo popolo,
in quella che, nella tua bontà,
hai reso sicura per il povero, o Dio.

SECONDA LETTURA (Eb 12,18-19.22-24)
Vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente.

Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, non vi siete avvicinati a qualcosa di tangibile né a un fuoco ardente né a oscurità, tenebra e tempesta, né a squillo di tromba e a suono di parole, mentre quelli che lo udivano scongiuravano Dio di non rivolgere più a loro la parola.
Voi invece vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova.

Parola di Dio

Canto al Vangelo (Mt 11,29)
Alleluia, alleluia.

Prendete il mio giogo sopra di voi, dice il Signore,
e imparate da me, che sono mite e umile di cuore.
Alleluia.

VANGELO (Lc 14,1.7-14)
Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato.


+ Dal Vangelo secondo Luca

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.
Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Parola del Signore

Preghiera dei fedeli
C – Fratelli e sorelle, non è certamente spontaneo e istintivo l’atteggiamento che la Parola di Dio, oggi, ci ha invitato ad assumere: quello dell’umiltà, del puntare agli ultimi posti, dell’accogliere i più disprezzati. Per questo è necessario chiedere nella preghiera a Dio il dono della bontà e della mansuetudine, guardando all’esempio di Gesù.
L - Preghiamo insieme e diciamo: Rendici umili e accoglienti, Signore.
1. Fa’ che la tua chiesa, guidata da papa Francesco, diventi comunità di perdono e di festa, dove tutti si riconoscono fratelli invitati a partecipare delle inesauribili ricchezze del tuo amore. Per questo ti preghiamo.
2. Infondi nel cuore dei politici e dei governanti uno spirito di vera umiltà, che li renda consapevoli di essere chiamati a spendere energie e capacità a servizio del bene comune, della pace e non per i propri interessi personali. Per questo ti preghiamo.
3. Poni accanto ai più poveri ed emarginati, persone di buona volontà che sappiano rivelare la tua paterna sollecitudine, facendosi carico delle loro sofferenze e colmando di affetto la loro solitudine. Per questo ti preghiamo.
4. Rendi sempre più conforme al tuo Figlio diletto la vita dei giovani: siano animati dalla verità e accesi dal desiderio di essere artefici di comunione e di solidarietà. Per questo ti preghiamo.


C – O Padre, che inviti i piccoli e i poveri alla mensa del tuo regno, donaci un cuore grande ed accogliente nei confronti dei nostri fratelli e fa’ che seguiamo tuo Figlio nella via della vera umiltà. Egli vive e regna per tutti i secoli dei secoli. T - Amen

martedì 27 agosto 2013

La mamma di Sant'Agostino

Santa Monica Madre di S. Agostino
Tagaste, attuale Song-Ahras, Algeria, c. 331 - Ostia, Roma, 27 agosto 387
Nacque a Tagaste, antica città della Numidia, nel 332. Da giovane studiò e meditò la Sacra Scrittura. Madre di Agostino d'Ippona, fu determinante nei confronti del figlio per la sua conversione al cristianesimo. A 39 anni rimase vedova e si dovette occupare di tutta la famiglia. Nella notte di Pasqua del 387 poté vedere Agostino, nel frattempo trasferitosi a Milano, battezzato insieme a tutti i familiari, ormai cristiano convinto profondamente. Poi Agostino decise di trasferirsi in Africa e dedicarsi alla vita monastica. Nelle «Confessioni» Agostino narra dei colloqui spirituali con sua madre, che si svolgevano nella quiete della casa di Ostia, tappa intermedia verso la destinazione africana, ricevendone conforto ed edificazione; ormai più che madre ella era la sorgente del suo cristianesimo. Monica morì, a seguito di febbri molto alte (forse per malaria), a 56 anni, il 27 agosto del 387. Ai figli disse di seppellire il suo corpo dove volevano, senza darsi pena, ma di ricordarsi di lei, dovunque si trovassero, all'altare del Signore. (Avvenire)
Patronato: Donne sposate, Madri, Vedove
Etimologia: Monica = la solitaria, dal greco
Martirologio Romano: Memoria di santa Monica, che, data ancora giovinetta in matrimonio a Patrizio, generò dei figli, tra i quali Agostino, per la cui conversione molte lacrime versò e molte preghiere rivolse a Dio, e, anelando profondamente al cielo, lasciò questa vita a Ostia nel Lazio, mentre era sulla via del ritorno in Africa. 

domenica 25 agosto 2013

Non dobbiamo aver paura di varcare la porta della fede in Gesù, di uscire dai nostri egoismi, dalle nostre chiusure, dalle nostre indifferenze verso gli altri


Papa Francesco: Siate cristiani di verità e non di etichetta
Non dobbiamo aver paura di "varcare la porta della fede in Gesù, di uscire dai nostri egoismi, dalle nostre chiusure, dalle nostre indifferenze verso gli altri". Ancora una volta Papa Francesco ha rivolto parole rassicuranti e di incoraggiamento a quanti hanno affollato piazza san Pietro per l'angelus domenicale. Commentato il Vangelo di oggi il Pontefice ha chiarito che Gesù è il "passaggio per la salvezza", che ci fa entrare "nella famiglia di Dio", nel "calore della casa" del Signore. E questa "porta" non è mai chiusa: "è aperta sempre e a tutti, senza distinzione, senza esclusioni, senza privilegi"; ma è anche una "porta stretta", perché ci chiede di aprire il nostro cuore a Gesù, "di riconoscerci ...

venerdì 23 agosto 2013

Mitezza

“E qual è l’atteggiamento più profondo che dobbiamo avere per dialogare e non litigare? La mitezza, la capacità di trovare le persone, di trovare le culture, con pace; la capacità di fare domande intelligenti: “Ma perché tu pensi così? Perché questa cultura fa così?”. Sentire gli altri e poi parlare. Prima sentire, poi parlare. Tutto questo è mitezza.”

DISCORSO DEL SANTO PADRE FRANCESCO AGLI STUDENTI E AI PROFESSORI DEL COLLEGIO SEIBU GAKUEN BUNRI JUNIOR HIGH SCHOOL DI SAITAMA, TOKYO (GIAPPONE)
Cortile San Damaso  Mercoledì, 21 agosto 2013

Domenica 25 agosto 2013

    XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

PRIMA LETTURA (Is 66,18-21)
Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti.
Dal libro del profeta Isaìa

Così dice il Signore:
«Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria.
Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle popolazioni di Tarsis, Put, Lud, Mesec, Ros, Tubal e Iavan, alle isole lontane che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunceranno la mia gloria alle genti. 
Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme – dice il Signore –, come i figli d’Israele portano l’offerta in vasi puri nel tempio del Signore. 
Anche tra loro mi prenderò sacerdoti levìti, dice il Signore».

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 116)
Rit: Tutti i popoli vedranno la gloria del Signore.
Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode.

Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.

SECONDA LETTURA (Eb 12,5-7.11-13)
Il Signore corregge colui che egli ama.
Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, avete già dimenticato l’esortazione a voi rivolta come a figli:
«Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore
e non ti perdere d’animo quando sei ripreso da lui;
perché il Signore corregge colui che egli ama
e percuote chiunque riconosce come figlio».

È per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non viene corretto dal padre? Certo, sul momento, ogni correzione non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo, però, arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.
Perciò, rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche e camminate diritti con i vostri piedi, perché il piede che zoppica non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire.

Parola di Dio

Canto al Vangelo (Gv 14,6)
Alleluia, alleluia.

Io sono la via, la verità e la vita, dice il Signore;
nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.
Alleluia.

VANGELO (Lc 13,22-30)
Verranno da oriente a occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio.
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.
Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». 
Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno.
Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.
Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Parola del Signore 

Preghiera dei fedeli
Gesù ci chiede di vivere la vita come un costante impegno nell’obbedienza al suo Vangelo. Questa radicalità può sorgere solo da una sincera conversione alla sua Parola. 
Preghiamo insieme e diciamo: Salvaci, Signore. 

1. Perché la Chiesa sia fedele alla missione che le hai affidato di annunciare a tutti il Vangelo della misericordia. Preghiamo.
2. Perché la grandezza del tuo amore vinca l’incapacità degli uomini di perdonarsi reciprocamente. Preghiamo. 
3. Perché nelle prove della vita non disperiamo mai della tua provvidenza. Preghiamo.
4. Perché la nostra vita non sia contraddittoria con la testimonianza del Vangelo, ma diventi continuo impegno perché tutti siano salvati nell'amore fraterno. Preghiamo.

   O Padre, aiutaci ad aprire il cuore alla tua misericordia e ad avere fiducia nella tua promessa. Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

sabato 17 agosto 2013

Domenica 18 agosto 2013

    XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)

PRIMA LETTURA (Ger 38,4-6.8-10)
Mi hai partorito uomo di contesa per tutto il paese (Ger 15,10).
Dal libro del profeta Geremìa

In quei giorni, i capi dissero al re: «Si metta a morte Geremìa, appunto perché egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo dicendo loro simili parole, poiché quest’uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male». Il re Sedecìa rispose: «Ecco, egli è nelle vostre mani; il re infatti non ha poteri contro di voi». 
Essi allora presero Geremìa e lo gettarono nella cisterna di Malchìa, un figlio del re, la quale si trovava nell’atrio della prigione. Calarono Geremìa con corde. Nella cisterna non c’era acqua ma fango, e così Geremìa affondò nel fango.
Ebed-Mèlec uscì dalla reggia e disse al re: «O re, mio signore, quegli uomini hanno agito male facendo quanto hanno fatto al profeta Geremìa, gettandolo nella cisterna. Egli morirà di fame là dentro, perché non c’è più pane nella città». Allora il re diede quest’ordine a Ebed-Mèlec, l’Etiope: «Prendi con te tre uomini di qui e tira su il profeta Geremìa dalla cisterna prima che muoia».

Parola di Dio


SALMO RESPONSORIALE (Sal 39)
Rit: Signore, vieni presto in mio aiuto.
Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.

Mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose,
dal fango della palude;
ha stabilito i miei piedi sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.

Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.

Ma io sono povero e bisognoso:
di me ha cura il Signore.
Tu sei mio aiuto e mio liberatore:
mio Dio, non tardare.

SECONDA LETTURA (Eb 12,1-4)
Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti.
Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, anche noi, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. 
Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio. 
Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato.

Parola di Dio

Canto al Vangelo (Gv 10,27)
Alleluia, alleluia.

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore,
e io le conosco ed esse mi seguono.
Alleluia.

VANGELO (Lc 12,49-53)
Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione.
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Preghiera dei fedeli
C – Fratelli e sorelle, Dio, nostro Padre, vuole per tutti gli uomini la salvezza. Essa ci è donata al banchetto del corpo e del sangue del suo Figlio. Supplichiamolo perché ogni uomo possa sedersi alla mensa della vita e godere delle ricchezze infinite del suo Regno.
L - Preghiamo insieme e diciamo:
Sostienici, o Padre, con la vita del tuo Figlio.
1. La Chiesa, radunata dall'Eucaristia, si lasci plasmare e rigenerare nell'Amore per divenire popolo in cammino verso la pienezza della vita, segno di fraternità per tutte le genti. Preghiamo.
2. Tutti i giovani che hanno smarrito il gusto della partecipazione all'Eucaristia domenicale possano incontrare sul loro cammino testimoni coerenti e credibili del Vangelo Preghiamo.
3. Perché il Signore susciti nella Chiesa locale sacerdoti, diaconi e ministri straordinari dell’eucaristia, i quali, rendendo partecipi del Mistero eucaristico i malati e i sofferenti, possano aiutare questi fratelli a vivere il tratto difficile della loro esistenza come veri discepoli del Signore. Preghiamo.
4. Perché i cristiani, nell’adorazione eucaristica e nella partecipazione attiva alla messa, si lascino attirare e plasmare dall’Amore, per guardare, leggere e vivere gli avvenimenti quotidiani alla luce della fede. Preghiamo.
5. Noi che partecipiamo del Pane di vita e del Calice della salvezza, cresciamo nella comunione con il Signore Gesù e diveniamo suoi testimoni, camminando nella carità per la salvezza del mondo. Preghiamo.

C – Accogli, Padre, la supplica che sale da ogni cuore assetato di verità e giustizia, e compi in coloro che si abbandonano in te la beatitudine promessa da Cristo, nostro Maestro e Signore. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. T - Amen.

mercoledì 14 agosto 2013

Una vita intera per la Chiesa

San Massimiliano Maria Kolbe Sacerdote e martire
Zdunska-Wola, Polonia, 8 gennaio 1894 - Auschwitz, 14 agosto 1941
Massimiliano Maria Kolbe nasce nel 1894 a Zdunska-Wola, in Polonia. Entra nell'ordine dei francescani e, mentre l'Europa si avvia a un secondo conflitto mondiale, svolge un intenso apostolato missionario in Europa e in Asia. Ammalato di tubercolosi, Kolbe dà vita al «Cavaliere dell'Immacolata», periodico che raggiunge in una decina d'anni una tiratura di milioni di copie. Nel 1941 è deportato ad Auschwitz. Qui è destinato ai lavori più umilianti, come il trasporto dei cadaveri al crematorio. Nel campo di sterminio Kolbe offre la sua vita di sacerdote in cambio di quella di un padre di famiglia, suo compagno di prigionia. Muore pronunciando «Ave Maria». Sono le sue ultime parole, è il 14 agosto 1941. Giovanni Paolo II lo ha chiamato «patrono del nostro difficile secolo». La sua figura si pone al crocevia dei problemi emergenti del nostro tempo: la fame, la pace tra i popoli, la riconciliazione, il bisogno di dare senso alla vita e alla morte. (Avvenire)
Etimologia: Massimiliano = composto di Massimo e Emiliano (dal latino)
Emblema: Palma
Martirologio Romano: Memoria di san Massimiliano Maria (Raimondo) Kolbe, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e martire, che, fondatore della Milizia di Maria Immacolata, fu deportato in diversi luoghi di prigionia e, giunto infine nel campo di sterminio di Auschwitz vicino a Cracovia in Polonia, si consegnò ai carnefici al posto di un compagno di prigionia, offrendo il suo ministero come olocausto di carità e modello di fedeltà a Dio e agli uomini. 

martedì 13 agosto 2013

Radiovaticana: Angelus di domenica 11 agosto 2013


◊   Cristiani e musulmani si impegnino per il reciproco rispetto. E’ l’esortazione di Papa Francesco all’Angelus, stamani in Piazza San Pietro, gremita di fedeli nonostante il caldo. Il Pontefice ha sottolineato che l’amore di Dio è il “vero tesoro dell’uomo” che tiene unita la famiglia, dà senso alla vita e ci aiuta ad affrontare le prove. Quindi, non ha mancato di ricordare la memoria di Santa Chiara d’Assisi, “che lasciò tutto per consacrarsi a Cristo nella povertà”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

E’ l’amore di Dio il vero tesoro dell’uomo. All’Angelus in Piazza San Pietro, Papa Francesco parla dell’amore di Dio che dà senso alla nostra vita. E rivolge un pensiero speciale ai musulmani del mondo intero, che chiama “nostri fratelli”, in occasione della fine del mese di Ramadan, dedicato al digiuno, alla preghiera e all’elemosina:

“Come ho scritto nel mio Messaggio per questa circostanza, auguro che cristiani e musulmani si impegnino per promuovere il reciproco rispetto, specialmente attraverso l’educazione delle nuove generazioni”.
Prima del saluto ai musulmani di tutto il mondo, Papa Francesco si era soffermato sul Vangelo domenicale che ci mostra Gesù in cammino con i suoi discepoli verso Gerusalemme, “verso la sua Pasqua di morte e risurrezione”. In questo cammino, osserva il Papa, li educa “confidando loro quello che Lui stesso porta nel cuore, gli atteggiamenti profondi del suo animo”. Questo Vangelo, soggiunge, “vuole dirci che il cristiano è uno che porta dentro di sé un desiderio grande, profondo”: incontrarsi con il Signore.

“Il cuore che desidera … Ma tutti noi abbiamo un desiderio! Povera gente quella che non ha desiderio! Il desiderio di andare avanti, verso l’orizzonte, e per noi cristiani questo orizzonte è l’incontro con Gesù, l’incontro proprio con Lui, che è la nostra vita, la nostra gioia, quello che ci fa felici”.

Il Papa ha, quindi, posto ai fedeli due domande: innanzitutto se abbiamo un “cuore desideroso”:

“Tu hai un cuore che desidera, o hai un cuore chiuso, un cuore addormentato, un cuore anestetizzato per le cose della vita? Il desiderio: andare avanti all’incontro con Gesù. E, la seconda domanda: dov’è il tuo tesoro, quello che tu desideri? - Perché Gesù ci ha detto: ‘Dov’è il vostro tesoro, là sarà il vostro cuore’ - e io domando: 'Dov’è il tuo tesoro? Qual è per te la realtà più importante, più preziosa, la realtà che attrae il mio cuore come una calamita?”.

Cosa attrae il nostro cuore, ha domandato ancora il Papa: “Posso dire che è l’amore di Dio? Che è la voglia di fare il bene agli altri? Di vivere per il Signore e per i nostri fratelli?”:

"Ma qualcuno può dirmi: Padre, ma io sono uno che lavora, che ha famiglia, per me la realtà più importante è mandare avanti la mia famiglia, il lavoro… Certo, è vero, è importante. Ma qual è la forza che tiene unita la famiglia? E’ proprio l’amore, e chi semina l’amore nel nostro cuore è Dio, l’amore di Dio: è proprio l’amore di Dio che dà senso ai piccoli impegni quotidiani e anche aiuta ad affrontare le grandi prove. Questo è il vero tesoro dell’uomo. Andare avanti nella vita con amore, con quell’amore che il Signore ha seminato nel cuore, con l’amore di Dio. E questo è il vero tesoro".

L’amore di Dio, ha poi sottolineato, “non è qualcosa di vago, un sentimento generico; l’amore di Dio ha un nome e un volto: Gesù Cristo”:

“L’amore di Dio si manifesta in Gesù. Perché noi non possiamo amare l’aria … Amiamo l’aria? amiamo il tutto? No, non si può! Amiamo persone, e la persona che noi amiamo è Gesù, il dono del Padre fra noi. E’ un amore che dà valore e bellezza a tutto il resto; un amore che da forza alla famiglia, al lavoro, allo studio, all’amicizia, all’arte, ad ogni attività umana”.

E’ un amore, ha aggiunto, che “dà senso anche alle esperienze negative, perché ci permette, questo amore, di andare oltre queste esperienze", "di non rimanere prigionieri del male, ma ci fa passare oltre, ci apre sempre alla speranza”.

“Ecco, l’amore di Dio in Gesù sempre ci apre alla speranza, a quell’orizzonte di speranza, all’orizzonte finale del nostro pellegrinaggio. Così anche le fatiche e le cadute trovano un senso. Anche i nostri peccati trovano un senso nell’amore di Dio, perché questo amore di Dio in Gesù Cristo ci perdona sempre, ci ama tanto che ci perdona sempre”.
Il Papa non ha, poi, mancato di ricordare la memoria di Santa Chiara che, ha rammentato, sulle orme di San Francesco d’Assisi “lasciò tutto per consacrarsi a Cristo nella povertà”:

“Santa Chiara ci dà una testimonianza molto bella di questo Vangelo di oggi: ci aiuti lei, insieme con la Vergine Maria, a viverlo anche noi, ciascuno secondo la propria vocazione”.

Infine, un pensiero alla Solennità dell’Assunta, il prossimo giovedì. “Pensiamo a nostra Madre che è arrivata in Cielo con Gesù – ha detto – e quel giorno facciamo festa per Lei”.

In Cammino con Maria: pellegrinaggio Carlino Marano 12 agosto 2013

Ieri sera le parrocchie della forania di Porpetto hanno partecipato a questo pellegrinaggio  a piedi che si svolge ogni 3 anni come la triennale. In particolare si rivolge ai giovani. Dopo una riflessione guidata dal parroco di Carlino i pellegrini sono partiti, recitando il rosario, cantando e ascoltando veri e propri brani del vangelo. Sono partiti alle 21 e sono arrivati a Marano, alla parrocchiale addobbata per l'imminente festa di Maria Assunta in cielo, alle 23 circa. Dopo una riflessione di Mons. Igino Schiff, che ha ricordato il tema della triennale di quest'anno CON MARIA PORTA DELLA FEDE, il pellegrinaggio si è concluso con un momento conviviale nell'oratorio parrocchiale di Marano Lagunare.


Clikka per leggere(e meditare) le litanie mariane scritte dal vescovo Don Tonino Bello

domenica 11 agosto 2013

11 agosto santa Chiara

Santa Chiara Vergine
Assisi, 1193/1194 - Assisi, 11 agosto 1253
Ha appena dodici anni Chiara, nata nel 1194 dalla nobile e ricca famiglia degli Offreducci, quando Francesco d'Assisi compie il gesto di spogliarsi di tutti i vestiti per restituirli al padre Bernardone. Conquistata dall'esempio di Francesco, la giovane Chiara sette anni dopo fugge da casa per raggiungerlo alla Porziuncola. Il santo le taglia i capelli e le fa indossare il saio francescano, per poi condurla al monastero benedettino di S.Paolo, a Bastia Umbra, dove il padre tenta invano di persuaderla a ritornare a casa. Si rifugia allora nella Chiesa di San Damiano, in cui fonda l'Ordine femminile delle «povere recluse» (chiamate in seguito Clarisse) di cui è nominata badessa e dove Francesco detta una prima Regola. Chiara scrive successivamente la Regola definitiva chiedendo ed ottenendo da Gregorio IX il «privilegio della povertà». Per aver contemplato, in una Notte di Natale, sulle pareti della sua cella il presepe e i riti delle funzioni solenni che si svolgevano a Santa Maria degli Angeli, è scelta da Pio XII quale protettrice della televisione. Erede dello spirito francescano, si preoccupa di diffonderlo, distinguendosi per il culto verso il SS. Sacramento che salva il convento dai Saraceni nel 1243. (Avvenire)
Patronato: Televisione
Etimologia: Chiara = trasparente, illustre, dal latino
Emblema: Giglio, Ostia

Martirologio Romano: Memoria di santa Chiara, vergine, che, primo virgulto delle Povere Signore dell’Ordine dei Minori, seguì san Francesco, conducendo ad Assisi in Umbria una vita aspra, ma ricca di opere di carità e di pietà; insigne amante della povertà, da essa mai, neppure nell’estrema indigenza e infermità, permise di essere separata.

sabato 10 agosto 2013

Domenica 11 agosto 2013

XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO C)



PRIMA LETTURA (Sap 18,6-9)
Come punisti gli avversari, così glorificasti noi, chiamandoci a te.

Dal libro della Sapienza

La notte [della liberazione] fu preannunciata ai nostri padri,
perché avessero coraggio,
sapendo bene a quali giuramenti avevano prestato fedeltà.
Il tuo popolo infatti era in attesa
della salvezza dei giusti, della rovina dei nemici.
Difatti come punisti gli avversari,
così glorificasti noi, chiamandoci a te.
I figli santi dei giusti offrivano sacrifici in segreto
e si imposero, concordi, questa legge divina:
di condividere allo stesso modo successi e pericoli,
intonando subito le sacre lodi dei padri.

Parola di Dio

SALMO RESPONSORIALE (Sal 32)
Rit: Beato il popolo scelto dal Signore.

Esultate, o giusti, nel Signore;
per gli uomini retti è bella la lode.
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.

Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame.

L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo.

SECONDA LETTURA (Eb 11,1-2.8-19)
Aspettava la città il cui architetto e costruttore è Dio stesso.

Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio.
Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.
Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.
Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra. Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio. Ha preparato infatti per loro una città.
Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo.

Parola di Dio.



Canto al Vangelo (Mt 24,42-44)
Alleluia, alleluia.

Vegliate e tenetevi pronti,
perché, nell’ora che non immaginate,
viene il Figlio dell’uomo.
Alleluia.

VANGELO (Lc 12,32-48)
Anche voi tenetevi pronti.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

Parola del Signore.


PREGHIERA DEI FEDELI
C – Fratelli e sorelle, ogni giorno della nostra vita è un dono del Signore, un’occasione posta nelle nostre mani per costruire il regno di Dio. Invochiamo il Padre che è nei cieli perché ci conceda di capire e di mettere in pratica la sua volontà.
L - Preghiamo insieme e diciamo:
Aiutaci, Signore.
1. Per il Papa, i vescovi, i presbiteri e i diaconi, perché nell’esercizio del ministero manifestino la loro fede nel Signore, pronti a fare la sua volontà senza calcoli e senza riserve. Preghiamo.
2. Per quanti si professano cristiani, perché sull’esempio di Gesù sappiano condividere i loro beni con i fratelli per accumulare un tesoro inesauribile nei cieli. Preghiamo.
3. Per i giovani, perché l’incontro con Cristo li renda portatori di speranza nella nostra società. Preghiamo.
4. Per quanti si dibattono nel dubbio o vivono una crisi di fede, perché si ricordino che mai il Signore è cosi vicino a loro come quando lo invocano con fiducia. Preghiamo.
5. Per noi, qui riuniti per celebrare l’Eucaristia, perché sappiamo vivere il tempo che Dio ci concede nell’adesione serena e operosa alla sua volontà. Preghiamo.

C – O Dio, nostra forza e nostra speranza, accogli queste nostre suppliche e fa’ che il nostro impegno evangelico diventi germe dei nuovi cieli e della nuova terra che il Cristo verrà a instaurare nell’ultimo giorno. Egli vive e regna nei secoli dei secoli. T - Amen.

Non sono solo stelle

San Lorenzo Diacono e martire
Martire a Roma, 10 agosto 258
Fin dai primi secoli del cristianesimo, Lorenzo viene generalmente raffigurato come un giovane diacono rivestito della dalmatica, con il ricorrente attributo della graticola o, in tempi più recenti, della borsa del tesoro della Chiesa romana da lui distribuito, secondo i testi agiografici, ai poveri. Gli agiografi sono concordi nel riconoscere in Lorenzo il titolare della necropoli della via Tiburtina a Roma È certo che Lorenzo è morto per Cristo probabilmente sotto l'imperatore Valeriano, ma non è così certo il supplizio della graticola su cui sarebbe stato steso e bruciato. Il suo corpo è sepolto nella cripta della confessione di san Lorenzo insieme ai santi Stefano e Giustino. I resti furono rinvenuti nel corso dei restauri operati da papa Pelagio II. Numerose sono le chiese in Roma a lui dedicate, tra le tante è da annoverarsi quella di San Lorenzo in Palatio, ovvero l'oratorio privato del Papa nel Patriarchio lateranense, dove, fra le reliquie custodite, vi era il capo. (Avvenire)
Patronato: Diaconi, Cuochi, Pompieri
Etimologia: Lorenzo = nativo di Laurento, dal latino
Emblema: Graticola, Palma

Martirologio Romano: Festa di san Lorenzo, diacono e martire, che, desideroso, come riferisce san Leone Magno, di condividere la sorte di papa Sisto anche nel martirio, avuto l’ordine di consegnare i tesori della Chiesa, mostrò al tiranno, prendendosene gioco, i poveri, che aveva nutrito e sfamato con dei beni elemosinati. Tre giorni dopo vinse le fiamme per la fede in Cristo e in onore del suo trionfo migrarono in cielo anche gli strumenti del martirio. Il suo corpo fu deposto a Roma nel cimitero del Verano, poi insignito del suo nome.

venerdì 9 agosto 2013

Francesco telefona a Michele

Delitto Ferri, Papa Francesco telefona
al fratello della vittima per confortarlo

Michele aveva scritto al Pontefice che, a sorpresa, lo ha chiamato mercoledì sera

Santa TERESA BENEDETTA DELLA CROCE (EDITH STEIN)

I santi di oggi 9 agosto 2013
--------------------------------------------------


Santa TERESA BENEDETTA DELLA CROCE (EDITH STEIN)   Martire - Festa
Breslavia, 12 ottobre 1891 - Auschwitz, 9 agosto 1942
Edith Stein nasce a Breslavia, capitale della Slesia prussiana, il 12 ottobre 1891, da una famiglia ebrea di ceppo tedesco. Allevata nei valori della religione israelitica, a 14 a...
www.santiebeati.it/dettaglio/65800

domenica 4 agosto 2013

Omelia dell'Arcivescovo per il 60° dell'istituzione dell'Ente Friuli nel Mondo




Celebro con gioia questa S. Messa nella nostra Cattedrale ricordando il 60° anniversario dell’istituzione dell’Ente Friuli nel Mondo. Abbraccio nella preghiera tutti i friulani soci di questa benemerita istituzione, sia i viventi che i defunti.
Ringrazio il presidente e i suoi collaboratori per aver voluto mettere al centro delle iniziative, promosse per questo prestigioso anniversario, la S. Messa nel giorno del Signore e in Cattedrale che è il simbolo della nostra grande tradizione cristiana germogliata ad Aquileia.
Questa scelta è in perfetta sintonia con i principi ispiratori che hanno dato vita ad Ente Friuli nel Mondo. 60 anni fa, nell’immediato dopoguerra, in Friuli l’emigrazione divenne un movimento di massicce proporzioni e la terra madre friulana sentì il dovere di accompagnare i propri figli che, spinti dal bisogno, affrontavano spesso l’ignoto.
Cercò di accompagnarli con iniziative concrete di tutela della vita, del lavoro, dei legami con i propri cari rimasti in Friuli. Presto, però, si intuì che gli emigranti dovevano essere aiutati anche a conservare la fede, la cultura e i valori che avevano ricevuti in famiglia, in parrocchia, nel paese. In essi, infatti, potevano trovare forza e speranza dentro le situazioni di precarietà in cui si trovavano a vivere e a lavorare.

Anche per questi nobili scopi spirituali, morali e culturali si costituì Ente Friuli nel Mondo. Ad esso si mostrò attenta e pronta a collaborare la Chiesa diocesana e i vescovi si distinsero il questa attenzione agli emigranti e nel sostengo al nuovo Ente che nasceva. Credo vada, doverosamente, ricordato mons. Nogara negli ultimi anni del suo episcopato e poi mons. Zaffonato, seguito da mons. Battisti e da mons. Brollo.

D’altra parte, l’attenzione pastorale agli emigranti era già viva nella nostra Arcidiocesi. Ricordo solo che al tempo di mons. Nogara c’erano una cinquantina di sacerdoti che si erano resi disponibili a seguire gli emigranti in Europa. In un tempo in cui erano numerosi i sacerdoti, alcuni si rendevano spontaneamente disponibili a seguire le sorelle e i fratelli che dovevano abbandonare il paese e la terra natale per cercare fortuna in nazioni lontane. Questa è una pagina di storia che fa onore ai sacerdoti di Udine che, con l’animo dei buoni pastori, seguivano le pecore che andavano altrove.

Questa disponibilità a farsi missionari tra gli emigranti si estese ad orizzonti più vasti. Pensiamo ai nostri sacerdoti che accompagnarono gli emigranti in Argentina agli inizi degli anni ’70 per tenere vive tra loro le radici di fede e di vita cristiana alle quali erano stati educati fin da piccoli. Nacque così, ad esempio il Santuario di Castelmonte che tuttora è animato da un nostro sacerdote.

Mi sono permesso di fare questi sintetico ricordo dell’attività missionaria di tanti nostri sacerdoti tra gli emigranti – friulani e non solo – per non dimenticare quanto la Chiesa friulana ha avuto a cuore i suoi figli che partivano per paesi lontano e ad essi ha inviato pastori per animarli e sostenerli nella fede e nei valori imparati da piccoli.
In questo suo impegno ha sempre stata vicina ai “Fogolars furlans” e alle “Fameis furlanis” e ha collaborato con l’Ente Friuli nel Mondo che si proponeva di coordinare queste benemerite associazioni.

Ora i tempi sono molto cambiati. Grazie alle veloci forme di comunicazione il mondo è diventato più piccolo per cui è diversa la condizione dei friulani che vanno all’estero per motivi di lavoro o di studio.
Siamo poi, da qualche decennio, dentro un nuovo fenomeno: il Friuli, come altre regioni italiane, è diventato terra di immigrazione. Devo dire che la nostra gente e le nostre comunità si stanno rivelando capaci di accoglienza disponibile e generosa. Contribuisce a ciò, anche, il ricordo dell’esperienza di emigranti vissuta in prima persona o sentita raccontare dai propri nonni e genitori.
Tanti, però, sono i passi che siamo chiamati a fare per raggiungere una vera integrazione tra diverse culture e religioni e non solo un buon vicinato.

Non è finito, quindi, il tempo dei migranti e non finirà mai perché sempre si sono spostati e si sposteranno gli uomini e le popolazioni. E incontrandosi possono arricchirsi reciprocamente non solo scambiandosi i beni materiali ma anche i valori che custodiscono nell’anima. A questi valori ci ha richiamato Gesù nel Vangelo parlando di un uomo che aveva accumulato una fortuna economica ma non si era arricchito davanti a Dio nella sua anima.

Ente Friuli nel Mondo era nato anche per mantenere vivi nei friulani emigranti i valori dell’anima: la fede, la cultura e la lingua, la famiglia, i principi morali.
Questo resta un compito di assoluta attualità sul quale tutti dobbiamo confrontarci: Chiesa, istituzioni politiche, associazioni varie. Non fanno parte del bene comune solo il benessere economico o la salute, pur importantissimi. Abbiamo visto nello straordinario appuntamento delle Giornata Mondiale della Gioventù, con Papa Francesco, quanto per i giovani siano un bene comune i valori spirituali. Su di essi possiamo capirci tutti pure nella differenza di razze e di culture.

Judìnsi a tignîju vîfs e, in chest, la Glesie furlane e vûl jessi, tant che pal passât, in primi linie e vierte al dialic cun ducj. Jê e manten la grande tradizion cristiane di Aquilee, che e je vive e atuâl ancje pe nestre gjenerazion.
(Aiutiamoci a tenerli vivi e, in questo, la Chiesa friulana vuol essere, come in passato, in prima linea e aperta al dialogo con tutti. Essa custodisce la grande tradizione cristiana di Aquileia che è viva e attuale anche per la nostra generazione).

mons. Andrea Bruno Mazzocato
Arcivescovo di Udine