martedì 13 agosto 2013

Radiovaticana: Angelus di domenica 11 agosto 2013


◊   Cristiani e musulmani si impegnino per il reciproco rispetto. E’ l’esortazione di Papa Francesco all’Angelus, stamani in Piazza San Pietro, gremita di fedeli nonostante il caldo. Il Pontefice ha sottolineato che l’amore di Dio è il “vero tesoro dell’uomo” che tiene unita la famiglia, dà senso alla vita e ci aiuta ad affrontare le prove. Quindi, non ha mancato di ricordare la memoria di Santa Chiara d’Assisi, “che lasciò tutto per consacrarsi a Cristo nella povertà”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

E’ l’amore di Dio il vero tesoro dell’uomo. All’Angelus in Piazza San Pietro, Papa Francesco parla dell’amore di Dio che dà senso alla nostra vita. E rivolge un pensiero speciale ai musulmani del mondo intero, che chiama “nostri fratelli”, in occasione della fine del mese di Ramadan, dedicato al digiuno, alla preghiera e all’elemosina:

“Come ho scritto nel mio Messaggio per questa circostanza, auguro che cristiani e musulmani si impegnino per promuovere il reciproco rispetto, specialmente attraverso l’educazione delle nuove generazioni”.
Prima del saluto ai musulmani di tutto il mondo, Papa Francesco si era soffermato sul Vangelo domenicale che ci mostra Gesù in cammino con i suoi discepoli verso Gerusalemme, “verso la sua Pasqua di morte e risurrezione”. In questo cammino, osserva il Papa, li educa “confidando loro quello che Lui stesso porta nel cuore, gli atteggiamenti profondi del suo animo”. Questo Vangelo, soggiunge, “vuole dirci che il cristiano è uno che porta dentro di sé un desiderio grande, profondo”: incontrarsi con il Signore.

“Il cuore che desidera … Ma tutti noi abbiamo un desiderio! Povera gente quella che non ha desiderio! Il desiderio di andare avanti, verso l’orizzonte, e per noi cristiani questo orizzonte è l’incontro con Gesù, l’incontro proprio con Lui, che è la nostra vita, la nostra gioia, quello che ci fa felici”.

Il Papa ha, quindi, posto ai fedeli due domande: innanzitutto se abbiamo un “cuore desideroso”:

“Tu hai un cuore che desidera, o hai un cuore chiuso, un cuore addormentato, un cuore anestetizzato per le cose della vita? Il desiderio: andare avanti all’incontro con Gesù. E, la seconda domanda: dov’è il tuo tesoro, quello che tu desideri? - Perché Gesù ci ha detto: ‘Dov’è il vostro tesoro, là sarà il vostro cuore’ - e io domando: 'Dov’è il tuo tesoro? Qual è per te la realtà più importante, più preziosa, la realtà che attrae il mio cuore come una calamita?”.

Cosa attrae il nostro cuore, ha domandato ancora il Papa: “Posso dire che è l’amore di Dio? Che è la voglia di fare il bene agli altri? Di vivere per il Signore e per i nostri fratelli?”:

"Ma qualcuno può dirmi: Padre, ma io sono uno che lavora, che ha famiglia, per me la realtà più importante è mandare avanti la mia famiglia, il lavoro… Certo, è vero, è importante. Ma qual è la forza che tiene unita la famiglia? E’ proprio l’amore, e chi semina l’amore nel nostro cuore è Dio, l’amore di Dio: è proprio l’amore di Dio che dà senso ai piccoli impegni quotidiani e anche aiuta ad affrontare le grandi prove. Questo è il vero tesoro dell’uomo. Andare avanti nella vita con amore, con quell’amore che il Signore ha seminato nel cuore, con l’amore di Dio. E questo è il vero tesoro".

L’amore di Dio, ha poi sottolineato, “non è qualcosa di vago, un sentimento generico; l’amore di Dio ha un nome e un volto: Gesù Cristo”:

“L’amore di Dio si manifesta in Gesù. Perché noi non possiamo amare l’aria … Amiamo l’aria? amiamo il tutto? No, non si può! Amiamo persone, e la persona che noi amiamo è Gesù, il dono del Padre fra noi. E’ un amore che dà valore e bellezza a tutto il resto; un amore che da forza alla famiglia, al lavoro, allo studio, all’amicizia, all’arte, ad ogni attività umana”.

E’ un amore, ha aggiunto, che “dà senso anche alle esperienze negative, perché ci permette, questo amore, di andare oltre queste esperienze", "di non rimanere prigionieri del male, ma ci fa passare oltre, ci apre sempre alla speranza”.

“Ecco, l’amore di Dio in Gesù sempre ci apre alla speranza, a quell’orizzonte di speranza, all’orizzonte finale del nostro pellegrinaggio. Così anche le fatiche e le cadute trovano un senso. Anche i nostri peccati trovano un senso nell’amore di Dio, perché questo amore di Dio in Gesù Cristo ci perdona sempre, ci ama tanto che ci perdona sempre”.
Il Papa non ha, poi, mancato di ricordare la memoria di Santa Chiara che, ha rammentato, sulle orme di San Francesco d’Assisi “lasciò tutto per consacrarsi a Cristo nella povertà”:

“Santa Chiara ci dà una testimonianza molto bella di questo Vangelo di oggi: ci aiuti lei, insieme con la Vergine Maria, a viverlo anche noi, ciascuno secondo la propria vocazione”.

Infine, un pensiero alla Solennità dell’Assunta, il prossimo giovedì. “Pensiamo a nostra Madre che è arrivata in Cielo con Gesù – ha detto – e quel giorno facciamo festa per Lei”.

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