domenica 27 gennaio 2013

Immigrati Cattolici e il vescovo di Udine

Omelia dell' Arcivescovo mons. Mazzocato per la festa dei cattolici immigrati   versione testuale
Udine, 27 gennaio 2013
FESTA DEGLI IMMIGRATI CATTOLICI
 
Care sorelle e fratelli, nella seconda lettura della Parola di Dio S. Paolo ci ha spiegato che cosa è la Chiesa prendendo come esempio il nostro corpo. Ognuno di noi ha gli occhi, gli orecchi, le mani, i piedi, il cervello, il cuore: abbiamo tante membra e ognuna è importante e insieme formano un corpo solo.
Così Gesù ha voluto creare la sua Chiesa, come un unico grande corpo formato da molte membra. La Chiesa è l’unico Corpo di Gesù Cristo. Quando una persona, bambino o adulto, viene battezzato, Gesù lo unisce a sé e a tutti gli altri uomini e donne che hanno ricevuto lo stesso battesimo. Insieme formiamo un’unica Chiesa.
Non importa se uno riceve il battesimo in Friuli, in Romania, in Ucraina, in Ghana, in Nigeria, in India, in Filippine, in Brasile o in un altro paese del mondo. Quando viene battezzato egli è legato a Gesù e a tutti i battezzati del mondo con una comunione così profonda da formare come un solo corpo.
La S. Messa che stiamo celebrando ci mostra proprio questo: veniamo da tante nazioni diverse e lontane ma abbiamo tutti la stessa fede in Gesù, siamo stati battezzati con lo stesso battesimo e insieme preghiamo con le stesse parole Gesù, nostro Signore, e lo incontriamo nella santa Eucaristia.
Ci sono in Friuli anche altre sorelle e fratelli che hanno ricevuto lo stesso battesimo; penso alle Chiese sorelle ortodosse e alle comunità protestanti. Le stessa fede ci unisce nella speranza di arrivare alla piena comunione come abbiamo pregato gli scorsi giorni nella settimana di preghiere per l’unità dei cristiani. Ci sono, poi, uomini e donne che adorano l’unico Dio con altre religioni e che non hanno conosciuto Gesù. Li sentiamo vicini e degni di grande rispetto perché sanno pregare e adorare Dio; e desideriamo avere un dialogo aperto con loro per mostrare loro la nostra fede.
Con voi, fratelli immigrati cattolici, ci sentiamo nella più piena comunione che ha il suo segno visibile nel Successore di Pietro, il Santo Padre Benedetto XVI. Per questo motivo, in questo giorno di festa, ci siamo riuniti attorno all’altare del Signore per vivere la comunione con Gesù e tra di noi nella santa Eucaristia.
Per usare sempre le parole di S. Paolo, siamo un solo corpo formato da tante membra e ognuna porta il suo contributo perché il corpo sia sano e viva bene.
Siamo qui per ringraziare il Signore Gesù che ci ha donato la stessa fede e ci ha uniti con l’unico battesimo e, anche, per essere riconoscenti l’uno con l’altro per quanto ci siamo donati reciprocamente.
Noi, cristiani del Friuli, dobbiamo dire grazie alle tante sorelle che stanno dando in tante famiglie un esempio di bontà e spirito di sacrificio assistendo gli anziani, ai tanti fratelli e sorelle che hanno contribuito al benessere di tutti impegnandosi onestamente in lavori spesso più umili e faticosi. Dobbiamo dire loro grazie perché spesso ci danno una testimonianza di fede sincera e di preghiera, guidati dai loro bravi sacerdoti che stanno concelebrando con me e che ringrazio in modo particolare.
Come abbiamo fatto all’inizio della S. Messa, dobbiamo anche chiederci perdono se qualche volta non abbiamo saputo essere reciprocamente accoglienti, creando incomprensioni e sofferenze. Molti di voi, fratelli immigrati, venite da paesi dove nel secolo scorso avete subito insensate sofferenze di massa: penso alla Shoa di cui proprio oggi si fa memoria, alle successive persecuzioni sotto i regimi comunisti, alle guerre e guerriglie in molti paesi africani. Almeno nella nostra terra friulana il Signore ci dia la grazia di vere in pace chiedendo per dono a Lui e ai fratelli quando ci siano state sofferenze generate dal sospetto, dall’intolleranza, dal pregiudizio.
Questa Festa che vede unite tante lingue e razze in un unico fede, sia un momento di grazia per crescere tutti nella comunione dell’unica Chiesa e nella solidarietà di cui, in questo tempo di crisi economica e di lavoro, c’è tanto bisogno. La nostra Chiesa di Udine si è arricchita con l’arrivo di sorelle e fratelli di paesi lontani che hanno la stessa fede e pregano con la stessa preghiera che Gesù ci ha insegnato. E si è arricchito il Friuli non solo di nuove forze per il lavoro ma anche si umanità, di bambini e giovani e di diverse tradizioni culturali.
Lo Spirito Santo, che nel battesimo tutti abbiamo ricevuto, ci aiuti ad essere sempre più uniti fraternamente perché formiamo l’unico Corpo di Cristo che è la sua Chiesa.

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